LA DISCIPLINA

  • D come Disciplina

La tua disciplina – ci ricorda Osho – deve venire dal tuo stesso cuore, deve essere la Tua Disciplina e la differenza è enorme: quando la disciplina ti viene data da qualcun altro, non potrà mai adattarsi a te; sarebbe come indossare i vestiti di qualcun altro: ti staranno troppo larghi o troppo stretti e ti sentirai sempre un po’ ridicolo. Tutte le vere discipline sono autodiscipline. E l’autodisciplina non è mai contro la libertà, in realtà é la scala verso la libertà. Solo le persone disciplinate diventano libere, ma la loro disciplina non è obbedienza agli altri, bensì alla propria voce interiore.

La parola disciplina spesso può evocare sentimenti negativi, frutto di un’educazione che da bambini ci ha forzato. Ci hanno insegnato il senso del dovere, lo hanno impregnato di sentimenti negativi e di giudizi, senza dare importanza al fine ultimo di imparare e non ci hanno sostenuto a sufficienza. È utile e funzionale abbandonare i vecchi retaggi se vogliamo crescere e cambiare qualcosa nelle nostre vite.

Le parole di Osho sono dense di significato e racchiudono una grande verità: solo l’autoconsapevolezza può aiutarci a vivere la disciplina con entusiasmo, quando scaturisce dalla nostra motivazione interna, dalla nostra scintilla interiore.

La disciplina diventa la scala verso la libertà quando la viviamo come strumento indispensabile per raggiungere mete che per noi sono di valore, traguardi che nella vita ci esprimono e ci fanno dire: ecco questo sono io, mi sento e mi trovo a casa! La disciplina diventa amica, grande alleata e non viene più temuta.


La disciplina è indispensabile


AUTOCONSAPEVOLEZZA E DISCIPLINA

Per autoconsapevolezza si intende conoscere se stessi, i propri talenti, i propri limiti, i propri atteggiamenti e le proprie paure. Questo avviene quando affrontiamo la vita con attenzione su noi stessi e ci rivolgiamo in maniera intenzionale verso la nostra crescita personale.

Chiediamoci:

  • Chi sono?
  • Dove sono?
  • Dove voglio andare?

Sono le domande esistenziali che ci motivano a sviluppare nuove strategie, cercare nuove conoscenze ed imparare nuove abilità, ma anche a confermare determinate scelte ed a vanificarne altre, lasciando andare ciò che frena, ciò che ostacola.

La disciplina diviene lo strumento per realizzarci. QUANDO?

  • Quando la scegliamo con energia, ardore e siamo polarizzati e carichi di entusiasmo per qualcosa, per qualcuno.
  • Quando ci assumiamo la responsabilità della nostra vita e ne diveniamo i condottieri.
  • Quando conosciamo il traguardo e lo desideriamo.
  • Quando siamo pronti a metterci in gioco perché aspiriamo a crescere.

La disciplina diviene trasformativa, ma dobbiamo sceglierla, perché ci permette di fare un salto oltre il limite.

Il limite di noi stessi che siamo stati finora.

Ogni limite superato diviene una conquista ed un’abilità.


DOVE NASCONO I PROBLEMI?

I problemi nascono quando non riusciamo a mantenere ciò che ci eravamo ripromessi: iniziano le difficoltà, le resistenze al cambiamento, la fatica emotiva, mentale ed anche fisica. Sopraggiungono gli ostacoli che apparentemente sembrerebbero casuali e noi perdiamo la via ed abbandoniamo i progetti.

Proprio oggi leggevo una frase di Piero Ferrucci, allievo di Assagioli, che dice: “Non riuscire a volere ci rende la vita faticosa, amara, a volte impossibile. Ritrovare la nostra volontà è come ritrovare l’ossigeno dopo una lunga apnea.“. Proprio così.

Per mantenere un progetto di vita sono necessarie relazioni che ci sostengano e persone che loro stesse hanno affrontato la crisi e l’hanno superata.

DOMANDE DA COUNSELOR

  • Che rapporto hai con la disciplina?
  • In quali campi della tua vita pensi di non averne?
  • Come potresti svilupparla?
  • Conosci qualcuno che è un campione di disciplina?

Lascia un commento se vuoi condividere le tue idee o la tua esperienza, grazie!

 

 

LA COMUNICAZIONE

C come Comunicazione

Un altro tema fondamentale che va affrontato nella crescita della persona è il proprio stile di comunicare che comprende sia l’esprimere se stessi che l’accoglienza e l’ascolto che abbiamo nei confronti degli altri.

Possedere una buona comunicazione ed agirla è un’abilità dell’individuo da conquistare!

La comunicazione è un atto spontaneo, ma necessita di costante attenzione, di allenamento e di cura.

Il suo scopo è creare comprensione, niente altro.

Esistono diversi tipi di comunicazione verbale, non verbale, lo scritto, la mimica e il simbolo.

Prenderò in considerazione la comunicazione verbale quotidiana di cui ciascuno di noi fa esperienza in famiglia, al lavoro e con gli amici.

Se è praticata in modo corretto ed efficace produce comprensione, avvicinamento fra le persone e senso di realtà.

È nutriente.

La vita diventa vera.

Se invece è disordinata, incompleta crea barriere fra le persone, senso di irrealtà e la vita poco autentica.

Spesso le persone non si esprimono con gli altri completamente perché provano paura del giudizio, di essere feriti, di ferire a loro volta, di non essere accettati, di essere rifiutati o non amati.

Questo è legato talvolta ad esperienze del passato che ci hanno segnato con il dolore e talvolta alle nostre rappresentazioni mentali della realtà che ci creano conflitti. Molte comunicazioni vengono cosi trattenute, molti pensieri inespressi e anche le possibilità di creare relazioni autentiche scemano esponenzialmente e cosi anche la qualità di vita peggiora.

Oltre a questo, che è già importante, la comunicazione ci apre alla vita in modo autentico, ci permette di conoscerci, l’espressione di sé è fondamentale per acuire e espandere la nostra consapevolezza, il nostro ESSERCI nel mondo.

Prima di tutto dobbiamo risvegliare l’auto analisi di noi stessi come strumento potente che porti a scegliere di voler cambiare e poi dobbiamo scoprire ed allenare l’abilità del comunicare.


“LO SCOPO DELLA COMUNICAZIONE È  CREARE COMPRENSIONE

PER COMPRENSIONE INTENDIAMO UNO STATO DI REALTÀ

CHE VIENE A CREARSI FRA DUE PERSONE”

Charles Berner


I principi della comunicazione

I principi della comunicazione possono sembrare banali, ma se ci osservassimo potremmo notare in che misura la nostra comunicazione sia carente e necessiti di miglioramento e che questi passaggi non sono acquisiti nella nostra realtà di vita e nel nostro comportamento.

Chi emette il messaggio e chi lo riceve hanno entrambi la responsabilità della comunicazione, ecco gli elementi del ciclo di comunicazione completo.


Ciclo della comunicazione

Ciclo della comunicazione corretto

  • scegliere di entrare in relazione con la persona richiedendo la sua attenzione
  • scegliere il contesto corretto per comunicare
  • desiderare di comprendere l’altro e di essere compresi
  • mettersi in secondo piano quando si ascolta
  • esaurire completamente l’argomento prima di passare ad un altro
  • comunicare all’altro quando si ha compreso e quando non si comprende
  • non ferire

Quando vengono rispettati questi elementi la comunicazione diventa più sicura e consapevole. L’altro si sente ascoltato e compreso e chi ascolta riceve il merito di aver dato e compreso e altrettanto potrà ricevere in un’ altra comunicazione avviando cosi un circolo virtuoso di buone comunicazioni che migliora la qualità delle relazioni e della vita.

Esperienze comuni

Non è sempre facile considerare tutti questi elementi, ognuno di noi può però  rifarsi alle proprie esperienze di vita in cui la comunicazione non è risultata completa per una serie di motivi già spiegati all’inizio dell`articolo e ha creato sia fraintendimenti che scarsa unione fra le persone e addirittura ostilità.

Il comunicare è spesso frettoloso,  avviene da una stanza all’altra, senza richiedere l’attenzione dell’altro, senza ascoltare, senza guardarsi negli occhi, pensando che l’altro ci abbia capiti ma senza aver ottenuto una conferma.

I pensieri, le emozioni e le difficoltà non sono comunicati in modo completo, ma in modo parziale, trattenuti in modo confuso senza chiarezza. Quale comprensione desideriamo ottenere in questo modo?


Comunicazione scorretta

Comunicazione scorretta

 


 

Riflessioni: tu e la comunicazione

Qual è il tuo rapporto con la comunicazione?

Come comunichi agli altri?

Quali elementi  del ciclo della comunicazione descritti nell’articolo non comprendi o non applichi?

Perché?

Come puoi migliorare la tua comunicazione?

Vuoi lasciare un commento? Sei il benvenuto!


PER APPROFONDIRE suggerisco i libri come strumenti pratici e non solo teorici:

La comunicazione di Silvana Tiani Brunelli

I fondamenti della vita di Charles Berner

 

LA BELLEZZA

B come Bellezza

Anche la Bellezza, come l’autostima è un’esperienza della vita, tutti noi possiamo accedervi se poniamo attenzione; chi più chi meno possono coglierne la vibrazione.

Il mio articolo non racconterà della Bellezza come esperienza estetica in se stessa, ma come esperienza più profonda che ispira, armonizza, libera ed unifica.

Io stessa ho vissuto e vivo esperienze legate alla Bellezza e posso quindi raccontare in prima persona l’insegnamento che può offrire la Bellezza. La scrivo con la B maiuscola perché la intendo come una forma vivente.

La Bellezza si esprime in differenti forme.

Ha il volto dell’umanità: dell’uomo, della donna, del bambino, di un tratto del viso, del luccicare degli occhi o di un sorriso.

Ha il volto dei regni di natura, del colore delle foglie della terra, del cielo, del fiore, delle forme dei frutti e delle gemme. Ha il suono della parola per i poeti e i cantanti, ha la carezza del vento e il cullare dell’onda.

Per alcuni la Bellezza ha il profumo della torta nel forno, l’aroma di limone e vaniglia che trasmette la sicurezza di sentirsi a casa.

La Bellezza per altri si esprime con le opere creative degli artisti, dei pittori, degli scultori di diverse epoche e stili.

La Bellezza ha un diretto collegamento con le emozioni, essa trasmette gioia, armonia, ordine e pace. Essa veicola delle qualità.

Al contrario il senso di conflitto, la tristezza esprimono disarmonia, separazione, isolamento e bruttezza. 

Per connetterci con la Bellezza dobbiamo prestare attenzione, dobbiamo fare spazio dentro di noi, incontrando ed annullando le nostre ombre, i nostri conflitti. Nella vita possiamo vedere il bello dopo aver vissuto momenti difficili, duri, spiacevoli e dolorosi, che definiamo brutti.

La Bellezza arriva, quando c’è spazio, anche se è piccolo.


 

LA BELLEZZA del Parmigianino 


BELLEZZA ED EMPATIA

Ricordo il libro di Piero Ferrucci “Esperienze delle Vette” in cui vengono raccontate esperienze di uomini e donne riguardanti le loro conquiste di vita. Ferrucci le analizza, ne coglie il valore e definisce i tratti di alcune vie che portano ad uno stato di unità dell’individuo. Una di queste è proprio la via della Bellezza.

Come per qualsiasi esperienza, PER FARCI IMPRESSIONARE da qualcosa o qualcuno, dobbiamo provare un senso di empatia, sentire un certo tipo di affinità ed entrarci in relazione. Immedesimarsi in una situazione è capitato a tutti, così come provare dolore per le vicende di un’altra persona o provare gioia ed entusiasmo.

L’empatia può trasformarci perché per qualche momento, e per altri anche di più, diventiamo qualcun altro. L’altro può vivere in noi e noi ne portiamo e ne sentiamo la testimonianza.

Cadono le barriere e ci sentiamo collegati l’uno all’altra. L’empatia produce comprensione.

Prendiamo in esame i regni di natura. Com’è possibile sentirsi uniti con un fiore, con il cielo o con il mare? Quale collegamento con l’essere umano?

Non ti è mai capitato di sentire un profondo stato di benessere in mezzo alla natura? In vacanza, al mare, durante una passeggiata estiva nel bosco? Un senso di pace ed armonia difficile da spiegare in cui ti sei sentito parte di quel paesaggio, di quel cielo, di quell’atmosfera E TI SEI SENTITO VIBRARE in un modo tale che non accade nella vita di tutti i giorni?

OPPURE ti è venuta un’intuizione improvvisa, hai compreso qualcosa di importante che ora non ricordi?

Questa è un’esperienza di Bellezza! Se hai risposto affermativamente.

La puoi ricordare? Riesci ad attivare la tua immaginazione per ritornare in quel posto?

Se hai risposto no, ti invito alla ricerca ed all’esplorazione !

O forse c’è qualcos’altro che in te suscita quel benessere spiegato qualche riga fa?

Se hai risposto forse, ti invito alla ricerca e all’esplorazione.

 

LA BELLEZZA CHE INSEGNA

Secondo me la Bellezza è una maestra, un’insegnante. Può diventare nutrimento, può essere faro che  illumina ed un’ispirazione a cui tendere trasformando la vita interiore e successivamente anche quella esteriore.

Come?

  • Ricercando le esperienze di bellezza (attraverso la natura e l’arte in tutti i suoi numerosi aspetti) ed annotando i propri pensieri e le proprie emozioni rispetto a queste esperienze.
  • Allenando la propria mente ricordando i momenti di contatto con la bellezza con atteggiamento meditativo di riflessione in uno spazio tranquillo della giornata anche di pochi minuti.
  • Domandandosi : COS’È PER ME LA BELLEZZA?
  • Portando nella vita quotidiana l’attenzione a ciò che pensiamo e facciamo. Sono belli i nostri pensieri? E le nostre azioni?

Buon viaggio verso la BELLEZZA!

Una via per la ricerca di sé…


counselingticino


 

L’ AUTOSTIMA

A come Autostima.

L’autostima viene spesso citata nei libri di crescita personale e sul web. È  già da tempo che pensavo di approfondire questo tema ed ora eccomi qui a scrivere un articolo che aiuta anche me a fare delle riflessioni personali.

Su internet alla parola autostima, Google rimanda a siti che la definiscono, che promettono di migliorarla con le sette regole d’oro, di aumentarla, di ritrovarla, di svilupparla in undici mosse. Penso che ognuno possa fare il percorso in diverse mosse: sette, undici, cento e di più, quanto siano necessarie. Ogni percorso è unico, come unico è ogni individuo.
Ho trovato anche dei test per valutare la propria autostima, ne ho anche provato due io stessa, mi sono divertita a rispondere alle domande.

Alcune domande sono state interessanti perché possono già suggerire in quali ambiti di vita la nostra autostima oscilli e in quali casi possiamo porci degli interrogativi su noi stessi.

Ma che cos`è l’autostima, come si forma?

È un bisogno? Che volto ha?

L’autostima è un’esperienza, può essere vista come una conseguenza, quindi un punto di arrivo ma anche un punto di partenza. Dipende pero` dove siamo posizionati e qual è la nostra fase evolutiva. L’autostima può essere alimentata, può trasformarsi e può crescere. Essa si genera dall’interno, deriva sicuramente dagli influssi educativi della famiglia di origine, dall’ambiente, dalla scuola e dai modelli culturali appresi. 

Possiamo sentire la nostra autostima realizzata quando abbiamo fiducia nella nostra capacità di affrontare le sfide della vita, quando siamo in grado di realizzare i nostri desideri, esprimere i nostri valori  e sentirci di valore. Possederla rappresenta una conquista, essa innalza la qualità della vita. Autostima significa essere nel centro vitale della propria esistenza.

Il livello di autostima ha delle ripercussioni sulle relazioni, sul raggiungimento degli obiettivi, sull’essere realisti, flessibili, indipendenti e cooperativi.

Una bassa autostima invece porta alla rigidità, all’ostilità, alla paura e all’irrealtà.

Prova ad immaginare l’autostima che cosa è per te? A quale figura assomiglia? Che colore ha? Quanto è grande? Cosa ti suscita? Potrebbe essere interessante osservare questa immagine nel dettaglio e sarebbe proficuo anche disegnarla per poterla guardare con più attenzione. Prova!

Se provo ad immaginare l’autostima mi compare un’immagine di una grande figura femminile, statuaria, importante ed accogliente. Questa è la mia immagine interiore, la tua potrebbe essere completamente diversa.


L'autostima nella piramide di MaslowUn noto studioso americano di nome A.H.Maslow ci parla dell’autostima come di un bisogno insito in ogni uomo situato su di una scala simbolica gerarchica. Secondo questa teoria l’uomo per potersi autorealizzare deve scalare una montagna gerarchica di bisogni primari legati al cibo, alla sicurezza verso quelli più complessi legati all’appartenenza, alla stima e all’autorealizzazione  Questo viaggio è sostenuto dalla motivazione.

La vita diviene cosi un viaggio, una scalata verso conquiste sempre più complesse, é l’evoluzione!


Da cosa dipende l’autostima? I sei pilastri

Abbiamo visto che l’autostima è influenzata da fattori esterni ed interni, ma quelli a cui vorrei dare attenzione sono quelli interni. Trattando argomenti di ricerca interiore, la prospettiva che voglio mantenere è quella individuale. Questo non significa che l’uomo sia scollegato dal suo ambiente, anzi, ne è in continua relazione poiché inserito in un sistema. Il mio intento è quello di stimolare l’uso delle proprie facoltà e la scoperta della proprie risorse. L’uomo con le sue capacità dove arriva? Dove si spinge? Quanto può cambiare? Può lavorare sulla sua autostima? La risposta è si!

Uno psicoterapeuta statunitense di nome Nathaniel Branden ha scritto diversi libri e si occupa in particolar modo di autostima. Nel suo libro” I sei pilastri dell’autostima ” offre spiegazioni, spunti ed esercizi per sondare la propria autostima e migliorarla. Ne definisce l’identità che ho riassunto brevemente ad inizio articolo ed evidenzia le fondamenta che nomina come SEI PILASTRI. Sei fondamentali realtà, sei amici dell’autostima che si connettono tra di loro e  si integrano.

  1. PILASTRO: vivere consapevolmente. Significa essere a contatto con la realtà, con se stessi, conoscere le proprie rappresentazioni mentali, le proprie emozioni ed i propri bisogni. Essere nel presente in ciò che si sta facendo e scegliere di comprendere ciò che non si conosce, anche ciò che mette paura e che fa ritrarre. Occorre una mente vigile ed attiva. Più è alto il livello di consapevolezza più si è padroni delle varie situazioni della vita.
  2. PILASTRO: accettazione di sé. É la disponibilità di entrare in contatto con parti di se stessi in conflitto. É la possibilità di riconoscere tutte le proprie esperienze interne come pensieri, emozioni, desideri e comportamenti senza negarle né giustificarle. Come si fa ad affrontare una paura se non la si accetta? Accettare è stare con quello che c’è. È un traguardo d’obbligo per attuare i cambiamenti.
  3. PILASTRO: avere senso di responsabilità. Significa essere l’agente causale della propria vita, significa entrare nel mondo degli adulti, scegliere di assumersi la responsabilità delle proprie scelte in tutti gli ambiti, per se stessi e nel rispetto del contesto esterno. Richiede un atteggiamento attivo.
  4. PILASTRO: affermare se stessi. Come contrariamente si potrebbe pensare superficialmente, autoaffermarsi non significa calpestare gli altri e fare ciò che si vuole, ma vuol dire dichiarare il diritto di esistere, esprimere se stessi , rendere onore ai propri desideri, valori e tradurli nella propria realtà di vita in modo etico.
  5. PILASTRO: darsi un obiettivo. Significa investire la propria energia in una direzione precisa: creare una famiglia, costruire una casa, studiare, risolvere un problema, avere relazioni serene ecc…Darsi un obiettivo eleva le competenze poiché ci sfida a superare i nostri limiti e stimola l’apprendimento che, ricordiamoci, dura tutta la vita. Ci infonde energia perché è un circuito che si autoalimenta.
  6. PILASTRO: integrità personale. Pratichiamo l’integrità personale quando agiamo in linea con i nostri valori personali, con l’essenza di chi siamo. Se tradiamo noi stessi l’autostima si incrina. Diventare più autentici a volte può essere faticoso, è necessaria una dose di coraggio, ma è un’azione che ripaga con equilibrio, ordine e pace.

I Quattro nemici dell’autostima

Come abbiamo visto i sei pilastri per essere praticati hanno necessità di un individuo volenteroso, con senso di responsabilità, in cerca di consapevolezza ed autenticità che si prefigge obiettivi nella vita. Non tutti questi fattori pero’ sono disponibili contemporaneamente, l’importante è partire! Già darsi l’obiettivo di valutare dentro a se stessi i sei pilastri è una meta che ravviva l’autostima.

Talvolta pero` lungo la strada possono comparire degli ostacoli che mi sento di chiamare Nemici dell’autostima, perché bloccano gli accessi, ritardano le partenze e confondono le rotte.

Eccoli qui:

  1. PIGRIZIA: atteggiamento che spesso identifichiamo come ozio sul divano di casa, ma che si può definire anche alta resistenza a fare qualcosa di nuovo, talvolta correlata alla stanchezza fisica, ma spesso generata dal rifiuto a risvegliare una coscienza assopita. Si smuove attraverso l’uso della VOLONTÀ.
  2. PAURA: emozione nota a tutti, a volte paralizza, offusca la mente. Ci fa scappare, ci mette in difesa. È importante conoscerla, nominare la propria paura,chiedersi: di cosa ho paura? Si affronta risvegliando il CORAGGIO.
  3. RELAZIONI IMPANTANANTI: persone che ci giudicano, che ci feriscono, che non ci sostengono non aiutano la nostra strada verso l’autostima. È necessario cercare e creare nella propria vita relazioni sane con persone affini che ci accolgano e ci comprendano.
  4. OSTACOLI MENTALI: spesso i nostri peggior nemici siamo noi stessi. Le nostre idee, le interpretazioni di noi stessi, degli eventi e degli altri sono fortemente condizionanti se non rispecchiano la realtà. Avremo una visione fasulla, su cui sarà difficile operare. È necessario migliorare la comunicazione con noi stessi e con gli altri.

E TU? A CHE PUNTO SEI CON LA TUA AUTOSTIMA?

Come vedi i tuoi sei pilastri… ed i nemici?

 

riflessioni sull'autostima